L’impegno filosofico di Locati ha avuto un coinvolgimento progressivo fin dalla fase giovanile. È nato dal desiderio di migliorare continuamente il suo conoscere e lo ha indotto allo studio ed allo sviluppo del tema esistenziale della convivenza tra materia e spirito, tra la legge delle cose del mondo e i pensieri della mente.
Le risposte della filosofia tradizionale non gli avevano dato alcun appagamento rimanendo irrisolta la secolare contrapposizione tra idealismo e positivismo.
Solo il provvidenziale intervento di Wittgenstein agli inizi del Novecento, ha scosso questo confronto storico introducendo giustamente il terzo elemento “essenziale” per il conoscere e per la sua trasmissione: la parola del linguaggio.

Lo ha fatto lasciando la sua immagine come quella di una componente negativa del conoscere: l’elemento labile e inquinante, perché portatore delle interpretazioni personali. Il percorso di Locati attraverso numerosi scritti ha condotto al superamento e alla definizione di questo portatore di indeterminatezza per proseguire poi nella ricerca di soluzioni logiche e rigorose fondate e originate da questa labilità. I suoi scritti hanno sviluppato progressivamente una ricerca fino al proseguimento di una lettura “reale” della realtà.
La sua conclusione avviene con l’enunciazione della “Teoria della disuguaglianza”. Una teoria che rischia di sconvolgere contemporaneamente non solo il pensiero filosofico ma anche quello scientifico e che giunge nel momento più opportuno per giustificare in modo razionale gli sconvolgimenti ideologici prodotti dalla nascita del computer. E’ una conferma molto attuale del passaggio in corso dal pensiero euclideo a quello post-euclideo.