ARTE: PUBBLICAZIONI

“GIUSEPPE LOCATI. L’ARTE E IL PENSIERO”

Edizioni Giorgio Mondadori Editore – 2017

Un nuovo modo di pensare.

Ho incontrato per la prima volta Giuseppe Locati nel 1954. Ero a passeggio nel Parco di Monza e mi fermai a salutare Amleto Emery, pittore affermato, che assisteva in esercitazione all’aperto appunto Giuseppe Locati, allora quattordicenne.
Locati ha esposto in gallerie prestigiose di New York, Tokio, Londra, Roma, Milano.
Hanno recensito le sue opere critici importanti come Sanesi, Venturoli, Alberto Crespi e Daniele Astrologo. Laureato Ingegnere al Politecnico di Milano, ha pubblicato opere di meditazioni epistemiche, la cui lettura ho affrontata con qualche difficoltà per la diversa base culturale di partenza.
La produzione dell’artista è classificata da Sanesi come situabile nella zona dell’astrazione, con prodotti “intellettuali” e catalogabili d’avanguardia. Ma sempre, oso aggiungere, Locati produce oggetti di qualche concretezza, quasi allusivi di segreta funzionalità. Ed io mi ritrovo, citando l’opera che l’artista ha lasciata a Monza nella Casa del Volontariato, un’opera che esprime una lettura concettuale della realtà, schematizzandola attraverso componenti e moduli ed entità di base, che raffigurano graficamente posizioni di lettura metafisica della realtà quotidiana.
L’evoluzione dell’esperienza filosofica, etica ed estetica del pensiero di Locati, seguita, in parallelo, dall’impegno artistico, lo porta alla pubblicazione nel novembre 2013 di “Perché Cristo. Il pensiero complesso”, edito dalla Libera Università degli Studi di Scienze Umane e Tecnologiche di Lugano. Posso dire di averlo letto e riletto con vivo profitto, tanto da meritarmi l’invito a partecipare ed a parlarne alla presentazione.
In questa opera Locati dà una “sua” risposta ai suoi interrogativi esistenziali: c’è materia e spirito; ci sono le cose del mondo e i pensieri della mente; occorre trovare elementi comuni e l’uomo ha un solo mezzo per trovarli: la parola del linguaggio.
Sul finire del secolo scorso, Giuseppe Locati patisce e confessa lunga delusione e il rigetto provocato dall’arte contemporanea. Nell’arte pesa in realtà il silenzio del pensiero, pur abbondantemente ma inutilmente compensato dalla loquacità della critica e dal megafono dei media. Prevale il pensiero  dichiarato già “debole”.
Ma perché non definirlo meglio: “corto”?
Si aggiunga l’immoralità di considerare il solo valore economico che ha distrutto o, almeno, fortemente vincolato ogni corretto criterio di giudizio.
Innegabile la contrapposizione tra le cose del mondo e i pensieri della mente.
Serve un nuovo modo di pensare.
Le opere degli ultimi anni sono raggruppate e indicate dall’autore con il titolo significativo di Entità: hanno la struttura di un atomo, “legata quindi alla componente fredda, scientifica, fisico-induttiva del nostro intendere”, ma anche “una presenza determinante, disordinata e calda di colore legata alla componente
psichica, spirituale e deduttiva del nostro percepire”.
Il pensiero “forte” e la ricerca del bello, continuano invece ad esistere felicemente, arroccati nei santuari del pensiero classico.

Questo il punto di arrivo della lunga, sofferta, meditata, vita culturale e artistica di Giuseppe Locati.

Prof. Pier Franco Bertazzini