UN DIALOGO TRA LE OPERE D’ARTE E GLI SCRITTI FILOSOFICI:
“Negli anni ’70 ho così iniziato a sospettare, ed anche ad incrinare, i concetti basilari del conoscere scientifico…”
“…si nota la ricerca della convivenza tra cose e pensieri, condizionata da interventi imprevedibili, non sempre razionalmente voluti e che sono rappresentati da un tocco rosso, quasi fosse una componente intrusa e provocatrice.”
“Diventa una indeterminatezza amplificata fino a ritrovarsi, alla fine, non più con i riferimenti tradizionali (tre di spazio e uno di tempo) ma con infiniti riferimenti addirittura speculari, perché nel discorso io sono riferimento per te, ma tu lo sei per me. Una complicazione sulla complicazione.”
“Il tutto risulta fattibile, anche se nella soluzione finale del percorso del conoscere rimane un “e” che notoriamente rappresenta il numero irrazionale per eccellenza.”
“…forse la soluzione è costituita da una rilettura limpida e antropologica della realtà. E’il passaggio dal pensiero Euclideo a quello post-euclideo Dal caos del conoscere tradizionale alla conoscenza integrale post-euclidea.”
“Le sue ultime opere – sia dipinti che sculture – si rifanno più che mai all’elaborazione meditativa e filosofica portata avanti negli anni dall’artista, soprattutto negli ultimi volumi pubblicati tra il 2019 e il ’21”.
“Particelle contraddistinte da un cromatismo identificativo che emergono da quella zona di “eternità” presente nell’atomo e che Locati ha individuato e battezzato come “periatomo”.
“Così la sua arte si avvicina alla filosofia della scienza e al pensiero umano che, da sempre, si pone la domanda: “Da dove veniamo? Chi siamo? Dove andiamo?”.
“Le tele completamente bianche si squarciano e si ripiegano su se stesse come un panneggio increspato, facendo nascere dal nulla siderale (e dal pensiero speculativo) corpuscoli atomici che si dispongono lungo le coordinate universali dello spazio, del tempo e del loro essere specifico.”